Il killer delle rane – Luisa Martucci

15.00

Il killer delle rane” è il secondo giallo dell’Autrice Luisa Martucci – dopo Bontempo e i suoi figli.

Il commissario Peyrani e il vicequestore Tartamella si trovano in vacanza con le proprie famiglie a Noli, in Liguria, dove hanno affittato una villetta per soggiornare serenamente durante l’estate. Quel tratto di costa, da Finale a Spotorno, è uno dei più belli, con sentieri panoramici, borghi antichi, rustiche trattorie, dove il profumo del mare si mescola a un clima temperato. Nel silenzio della sera, su quelle verdi colline, si può sentire il gracidare delle rane, numerose nelle acque stagnanti, mescolato al frinire dei grilli. Improvvisamente, a rompere la piacevole quiete che contraddistingue quei luoghi, la morte di tre giovani ragazzi, squartati dal petto al ventre e ricoperti di rane scannate. Il capitano De Santis, chiamato da Savona per indagare sugli omicidi, brancola nel buio: l’assassino è molto attento a non lasciare alcun indizio sulle scene dei delitti. Con l’aiuto della bella profiler Miriam, cerca di seguire la pista più attendibile, ma troppi dettagli non vengono approfonditi. Il commissario Peyrani, non convinto del lavoro finora svolto dai colleghi, decide quindi di indagare da sé, alla ricerca del killer delle rane che nel frattempo continua a mietere vittime innocenti

Descrizione

IL KILLER DELLE RANE di Luisa Martucci

Il killer delle rane” è il secondo libro giallo che vede protagonista il commissario Peyrani. Il primo giallo è “Bontempo e i suoi figli“, mentre l’ultimo è “Il gioco della pazienza“.

Buckfast Edizioni

15,00 euro | Formato 15×21 | pag. 208

ISBN 9788899551643

Luisa Martucci è nata ed è sempre vissuta a Torino, dove sono ambientati quasi tutti i suoi romanzi gialli. Ha scritto diversi libri e vinto numerosi premi.

«La zona collinare che sovrasta uno dei tratti di costa più belli della Liguria, da Finale Ligure a Spotorno, vanta sentieri panoramici, pittoreschi borghi antichi, caverne preistoriche, antichi ponti e strade romane e rustiche trattorie a prezzi ragionevoli. È una zona ideale per passeggiare a piedi durante le mezze stagioni, quando gli alberi si coprono di fiori o di foglie dai colori vivaci e si gode di un clima temperato.

Nel silenzio della sera, su quelle colline si può sentire il gracidare delle rane, numerose nell’acqua stagnante – vasche, abbeveratoi, stagni, pozze di rigagnolo, cave abbandonate – mescolato al frinire dei grilli.

Sul sentiero per Voze, una frazione di Noli, c’è un casale adibito a cascina. Un tempo era una grande casa signorile, poi decaduta, dove una grande vasca, già fontana popolata da pesci rossi e adorna di ninfee, è adesso un contenitore di acqua stagnante, nido di girini e ranocchie, dove ancora galleggiano sui bordi putrescenti foglie e corolle macilente. Vista dall’alto conserva dignità e bellezza, grazie alla struttura e al diadema di rododendri bianchi e rosa che la circondano alla base come damigelle una principessa.

Una mattina di metà giugno la padrona di casa uscì in cortile per controllare se le galline avessero deposto uova durante la notte e si avviò verso il pollaio, costruito vicino all’antica fontana delle ninfee. La contadina soffriva di cataratta, perciò non capì subito che cosa fosse il fagotto abbandonato a terra adagiato contro il vascone: sembrava un sacco floscio color marrone, cosparso di oggetti verdastri simili a mele acerbe.

Dapprima pensò che il cane, un vecchio meticcio di grossa taglia, stremato e digiuno già da qualche giorno, forse morto lì durante la notte: era tale, infatti l’aspetto di quel misterioso fagotto, da far pensare alla morte. Quando fu più vicina, si accorse che l’oggetto non era affatto un sacco, né un cane morto, ma un ragazzo, steso a terra con le braccia tese, il torace squartato e coperto di sangue e interiora. Marroni erano le viscere, sporche di terra, e le sfere verdastre, che da lontano parevano mele acerbe, erano cadaveri di rane, scannate anch’esse.

Tutt’intorno, il sangue si era mescolato con la terra e l’acqua colata dalla vasca formando un lago di fango rossastro e maleodorante».

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