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Bontempo e i suoi figli – Luisa Martucci

12.00

Il primo giallo ambientato a Torino che vede come protagonista il commissario Peyrani.

Un anziano e ricco finanziere di dubbia reputazione, Aristide Bontempo, viene ucciso nel sonno con un colpo di pistola alla testa, apparentemente a scopo rapina. Ma il commissario Peyrani, che abita proprio di fronte a villa Bontempo, nutre dei dubbi e – aperte le indagini con il suo amico e superiore vicequestore Tartamella – comincia a scavare nel passato dell’anziano, della sua burbera e invalida moglie e dei suoi figli. Tutti loro hanno buoni motivi per odiare il padre e hanno molto da guadagnare, sia economicamente che psicologicamente, dalla sua morte.

Hanno però un alibi di ferro che l’ostinato Peyrani non riesce a smontare. Alla fine scoprirà la verità, ma ancora gli mancheranno le prove… O forse no?

Ma proprio quando si svela il mistero principale, la vicenda prende una svolta inaspettata e alcuni personaggi rischiano di compromettere un omicidio originariamente perfetto…

Descrizione

Bontempo e i suoi figli di Luisa Martucci

Il primo giallo ambientato a Torino che vede come protagonista il commissario Peyrani.

Puoi trovare le successive indagini del commissario Peyrani nei libri “Il killer delle rane“ e “Il gioco della pazienza“.

Luisa Martucci è nata ed è sempre vissuta a Torino, dove sono ambientati quasi tutti i suoi romanzi gialli. Ha scritto diversi libri e vinto numerosi premi.

Buckfast Edizioni
15,00 euro | Formato 15×212 |220 pagine
ISBN 9788899551469

Dall’incipit del libro:

«Il commissario Peyrani stava andando a letto quando udì lo sparo.

– Hai sentito? – chiese alla moglie, che si era appena coricata e gli voltava le spalle.

– Sentito cosa?

Peyrani non le rispose, ma andò verso la finestra e tirò su l’avvolgibile che aveva appena calato. La nebbia era così compatta che dalla finestra del secondo piano si vedeva soltanto un gran bianco che sembrava latte, più luminoso a tratti dove avvolgeva i lampioni e tanto spessa che rendeva tutto il resto invisibile.

– Lo sparo.

– Chiudi quella finestra, ché fa freddo. – sbuffò, affondando la testa nel cuscino, – Sarà stato un botto di Capodanno, o lo scappamento di un’auto.

Ma il commissario conosceva bene la differenza tra uno sparo e un petardo, o il ritorno di fiamma di un motore, perciò ignorò le proteste della moglie e telefonò in centrale, spiegando l’accaduto e chiedendo all’agente di turno che mandasse una pattuglia a controllare, magari transitando in zona per un po’, nel caso succedesse qualcos’altro. Dopo circa un quarto d’ora, durante il quale non si udì alcun rumore né movimento nella piazzetta, arrivò l’auto della polizia e l’agente Carrisi suonò il campanello.

– Com’è la situazione, là fuori? – gli chiese Peyrani, accogliendolo sulla porta. Si era tolto il pigiama e rimesso i pantaloni di flanella e un maglione, recente dono della moglie per Natale.

– Tutto tranquillo, commissario, non vola una mosca. Anzi, c’è una nebbia tale che non si vede una minchia! Ehm, mi perdoni il linguaggio, nemmeno le case si vedono, e non c’è un’anima viva.

– La Crocetta è una zona tranquilla, e questa più di altre: ci sono il centro congressi e il museo, che di notte sono chiusi, e villa Bontempo qui di fronte».

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